Ragionamento induttivo e deduttivo: ecco cosa sono e come si applicano

Sei curioso di sapere che cosa si intende per ragionamento induttivo e qual è la differenza con quello deduttivo?

Sei nel posto giusto: in questa guida affronteremo il tema del metodo induttivo o induzione, descrivendone il significato e esaminandone l’evoluzione storica e concettuale.

Quando parliamo di induzione facciamo riferimento ad un termine che deriva dal latino, che significa letteralmente “portar dentro”, ma anche “chiamare a sé”, “trarre a sé”. Si tratta di quel procedimento che, partendo da singoli casi particolari cerca di stabilire una legge universale.

Il metodo induttivo si contrappone per significato a quello deduttivo, definito anche aristotelico che, al contrario,  procede dall’universale al particolare.

Vediamo ora in cosa consiste il ragionamento induttivo e quali sono le sue implicazioni dal punto di vista filosofico.

Metodo induttivo e deduttivo: quello che devi sapere

Abbiamo detto che il metodo induttivo cerca di portare ad una affermazione generale a partire dall’osservazione di alcune evidenze più piccole. Per questo, l’induzione è alla base delle scienze legate all’osservazione. Scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere in questa guida dell’Università Niccolò Cusano di Roma.

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Logica deduttiva e induttiva: il pensiero di Aristotele

Abbiamo detto che uno delle prime personalità ad affrontare il tema del ragionamento induttivo e deduttivo fu proprio  Aristotele. Aristotele sosteneva che l’induzione fosse «il procedimento che dai particolari porta all’universale».

Stando a quanto afferma il filosofo, la conoscenza umana può articolarsi in due direzioni:

  1. Avere una prima conoscenza sensibile del particolare e da questa risalire all’universale, attraverso l’induzione
  2. Partire dall’universale per andare al particolare, attraverso la deduzione.

Per Aristotele la differenza sostanziale fra induzione e sillogismo (o ragionamento deduttivo) sarebbe insita nel termine medio del ragionamento stesso. Esso infatti nel primo caso (induzione) è un semplice fatto, mentre nel caso della deduzione funge da perché sostanziale.

Cerchiamo di rendere tutto più chiaro con un esempio.

Esempio di sillogismo deduttivo:

  • Tutti gli uomini sono animali
  • Tutti gli animali sono mortali
  • Dunque tutti gli uomini sono mortali.

In tal caso il termine “animale” funge da connessione necessaria tra i due estremi. Lo status di animali è ciò che rende sempre vera la condizione che gli uomini moriranno, essendo essi appartenenti a questa categoria.

Ecco un esempio di percorso induttivo:

  • L’uomo, il cavallo e il mulo sono longevi
  • L’uomo, il cavallo e il mulo sono animali senza fiele
  • Dunque gli animali senza fiele sono longevi.

In questo caso, il termine medio è «essere senza fiele» ed è legato alla longevità solo nella conclusione. Ne deduciamo che l’essere senza fiele non rappresenta un connettore, ma solo un’osservazione di fatto, che non dimostra nulla. Per Aristotele, dunque, il ragionamento induttivo non ha lo stesso significato che ricopre con l’epistemologia contemporanea.

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Il metodo induttivo nella filosofia contemporanea

Parlando del metodo induttivo nell’accezione che gli diamo oggi, possiamo dire che questo consiste in una sorta di generalizzazione basata su dati di esperienze o osservazioni che fungono da indizi.

Volendo scegliere un esempio di logica deduttiva, possiamo partire da questo assunto: dato che gli oggetti di una classe individuata attraverso la proprietà X godono anche della proprietà Y, qualsiasi altro oggetto che goda di X godrà anche di Y.
Quando parliamo di ragionamento induttivo, il concetto di similarità ricopre un’importanza cruciale, perché consente di generalizzare e trarre conclusioni in base alla somiglianza tra classi, eventi, animali o cose. Parlando di esempi concreti:

  1. Vengono estratti una manciata di fagioli dal sacco
  2. Tutti i fagioli estratti sono bianchi
  3. Se ne deduce che tutti i fagioli di questo sacco sono bianchi

Induzione vs deduzione: le differenze

Qual è la differenza tra metodo deduttivo e induttivo? Ricapitolando, il ragionamento deduttivo arriva a produrre un’affermazione conclusiva a partire da altre verità generali trattate come ipotesi (Dal latino deducere, cioè trarre da, per ragionamento).

Isaac Newton fu uno dei più grandi sostenitori dell’approccio deduttivo: egli ha stabilito delle regole che prendono vita proprio dalla generalizzazione induttiva, arrivando a stabilire delle leggi – verificate con esprimenti e basate su dati quantitativi – per dedurre e spiegare tutti i principi ed i fenomeni dell’universo. Anche il metodo sperimentale di Galileo Galilei parte dall’assunto di costruire un metodo induttivo- deduttivo. Ecco tutte le fasi:

  • Osservazione del fenomeno
  • Ipotesi interpretativa dopo un esame del fenomeno
  • Deduzioni ricavate da ipotesi con l’uso della matematica
  • Esperimento

Da questo schema possiamo dedurre che  il metodo di Galilei nelle prime due fasi è induttivo, ma nelle successive è deduttivo.

Come noto, il processo concettualmente inverso alla deduzione è l’induzione, la cui differenza sostanziale è che quest’ultimo si basa sull’esperienza: i dati sensibili sono indotti, cioè introdotti, nell’intelletto, che a partire da essi elaborerebbe leggi universali e astratte. Si tratta dunque di un processo definito a posteriori, perché l’espressione del giudizio circa la realtà sarebbe possibile solo dopo l’esperienza. A differenza della deduzione dunque non ha carattere di necessità, perché il contenuto informativo della conclusione indotta non è interamente incluso nelle premesse.

Studiare psicologia: i corsi di laurea e i master Unicusano

Elementi filosofici come il ragionamento induttivo e deduttivo sono spesso trattati nei corsi di laurea dell’area psicologica dell’Università Niccolò Cusano.

Grazie agli studi in psicologia, gli studenti acquisiranno conoscenze di base sulle principali tematiche della psicologia e i relativi metodi di indagine.

I corsi di laurea dell’area psicologica sono:

  • Corso di Laurea in Psicologia, Scienze e Tecniche Psicologiche (triennale – classe L-24)
  • Corso di Laurea Magistrale Psicologia Clinica e della Riabilitazione (biennale- classe LM-51)
  • Corso di Laurea Magistrale in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni (biennale- classe LM-51)

Il curriculum formativo del corso di laurea triennale è strutturato in modo tale da fornire dei contenuti che consentano di acquisire conoscenze teoriche e competenze pratico-applicative nell’ambito dei processi cognitivo-emozionali e psicofisiologici del comportamento.

Dopo la laurea triennale, è possibile proseguire con gli studi scegliendo uno dei due indirizzi di specializzazione. Con il corso magistrale in psicologia clinica, gli studenti acquisiranno competenze specifiche e capacità di formulare la diagnosi psicologica, anche attraverso l’utilizzo di strumenti di indagine psicometrica, in funzione di modelli teorico-applicativi scientificamente validati.

Il laureato avrà anche modo di interiorizzare abilità adeguate per la strutturazione di progetti di intervento psicologico-clinico e riabilitativo rivolti al singolo e alla comunità.

Per quanto riguarda il curriculum formativo in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, questo prevede degli insegnamenti specifici finalizzati allo sviluppo di competenze nell’ambito dell’assessment, dell’intervento psicologico e della gestione delle risorse umane nei contesti delle imprese e delle organizzazioni. Un particolare focus è posto sullo sviluppo di conoscenze e competenze relative alla prevenzione e gestione di condizioni di disagio psicologico lavoro correlato.

La didattica dei nostri corsi di laurea, curata dai massimi esperti del settore, è erogata online, grazie ad una piattaforma di e-learning attiva 24 ore su 24. Per iscriverti ai nostri corsi di laurea in psicologia, contattaci o chiama il numero verde 800.98.73.73


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